Staffetta
partigiana - Presidente delle Fiamme Verdi
Iseo, 16
marzo 1926 - Brescia, 1 ottobre 2019
Partigiana
cattolica, convinta liberale, donna laica, ha percorso con generoso impegno i
93 anni della sua intensa vita.
Agape Nulli
era nata a Iseo il 16 marzo 1926, in una famiglia dalle forti convinzioni
liberali. Il padre Ludovico è stato il primo sindaco del paese dopo la
Liberazione. Visse un’infanzia di impegno sportivo a livello agonistico che
contribuì a procurarle un iniziale, ingenuo entusiasmo per il fascismo. Lo
sport era una tradizione di famiglia, il papà era campione italiano di tiro a
segno. Agape, promettente nuotatrice, partecipò con la squadra della Città di
Brescia ad importanti gare nazionali organizzate dal regime. Dopo lo scoppio
della guerra e la morte del fratello Giuseppe nel 1942 - caporale alpino della Julia, fu tra
le vittime nel siluramento della nave che lo stata riportando in Italia dal
fronte greco, nel Canale di Otranto -, respirando le sempre più eloquenti
posizioni antifasciste della famiglia, maturò una sempre più convinta adesione
contro il regime. Studentessa al Liceo classico "Arnaldo" incontrò
insegnanti quali Antonio Bellocchio, Mario Marcazzan, Andrea Vasa, don Giuseppe
Almici, poi impegnati a vario titolo nella lotta di liberazione. In lei iniziò
a maturare un nuovo, opposto entusiasmo contro il regime fascista, responsabile
della progressiva distruzione dell’Italia in senso fisico, ideale e morale.
Già dall’8
settembre 1943, benché ancora diciassettenne, iniziò a svolgere i primi
incarichi di supporto al nascente movimento partigiano. La crudele esecuzione
di Giacomo Perlasca e Mario Bettinsoli, il 24 febbraio 1944, aumentò la sua
indignazione contro il fascismo e la portò a manifestare apertamente il suo
dissenso: fu sospesa da scuola per essersi rifiutata di fare il saluto fascista
al Preside. Divenne staffetta delle Fiamme Verdi e in diverse occasioni
accompagnò uomini in fuga dal Sebino alla Valcamonica, trasportò volantini e
stampa clandestina, ma anche vestiti, cibo e persino armi e munizioni per i
ribelli dalla città al Sebino. Non scelse mai un nome di battaglia: fu per
tutti semplicemente Agape. Il 18 agosto 1944 fu arrestata con l’accusa di aver
consegnato un carico d’armi in Valcamonica e fu rinchiusa a Canton Mombello
come detenuto politico. Alcuni giorni dopo vennero imprigionati anche i
familiari (il padre Lodovico, la madre, le sorelle Mariuccia e Rosetta, il
piccolo nipote Ennio e la suocera di Rosetta), poi internati nel lager di
Gries, presso Bolzano.
Nel carcere di
Canton Mombello, dove rimase fino alla liberazione della città, Agape subì
l’interrogatorio di Erik Priebke, il famigerato boia delle Fosse Ardeatine.
Nella prigione cittadina condivise la sorte con le altre detenute, come Irene
Coccoli, Letizia Pedretti e Antonia Oscar Abbiati («donne splendide, disposte a
battersi con una forza e un coraggio che riempiva gli ideali di fatti
concreti», come ebbe a definirle ricordando quella stagione). Accanto ad esse, sperimentò
la vicinanza delle “Massimille”, alcune suore segretamente attive a sostegno
della Resistenza (come madre Elsa Daffini, suor Anicetta, suor Giovanna, suor
Fedele), dei numerosi sacerdoti partigiani arrestati (tra gli altri, don
Vender, mons. Fossati, don Comensoli). Si fece così sempre più convinta la sua
adesione a quel mondo partigiano e antifascista cattolico silente e operoso che
agiva, educava, assisteva, collaborava, rendeva possibile l’impossibile.
Liberatasi
dal carcere insieme alle altre prigioniere il 24 aprile 1945, si diresse subito
a casa di Sam Quilleri, il vice comandante della Brigata delle Fiamme Verdi “X
Giornate”, che sarebbe diventato di lì a poco suo marito, compagno nella vita e
nelle molte battaglie politiche, sociali e civili del dopoguerra. Con Sam
Quilleri, divenuto anche parlamentare, Agape Nulli condividerà la militanza
attiva nel Partito Liberale Italiano. Dopo la Liberazione venne insignita della
Croce di Guerra al Merito.
Laureata in
filosofia, ha dedicato tempo e impegno a molte iniziative politiche e sociali.
Ha fatto parte della Croce Rossa femminile, è stata consigliere
dell'Associazione Amici di Israele, presidente dell'Associazione diritti
animali natura e membro della Commissione provinciale Pari opportunità.
Nel 2009 fu
chiamata alla presidenza dell’Associazione Fiamme Verdi. Chiunque l’abbia
conosciuta – o anche solo incontrata – ne ha potuto constatare la preparazione
intellettuale, la saldezza ideale, la dirittura morale, ma soprattutto il
magnetismo, l’energia e il fascino profondo che promanava dalla sua schiettezza
sincera e tagliente, dal suo atteggiamento schivo e talvolta severo, ma sempre
accogliente, dall’assenza di retorica nel suo parlare, dalla raffinata capacità
di analisi e dall’ostinato rifiuto verso ogni forma di servilismo o adulazione.
In questo quadro va inserita la richiesta, nel 2013, al Presidente della Repubblica Giorgio
Napolitano, della grazia per Erick Priebke, quando questi era stato catturato e condannato.
"Non è una questione di perdono - spiegò - ma di lasciarci tutti alle
spalle l'odio che in quegli anni ci aveva avvelenato la vita".
Nel 2002 è
stata insignita del Premio Città di Brescia - Laura Bianchini. Nel 2015
l'Ateneo di Brescia le ha assegnato il Premio Brescianità.