Descrizione
La sindaca Laura Castelletti ha effettuato martedì 22 luglio, per la prima volta a Brescia, l'iscrizione nel registro delle nascite dello Stato Civile dell'atto di riconoscimento da parte della madre intenzionale del minore già riconosciuto alla nascita dalla madre biologica.
Ciò è reso ora possibile dalla sentenza della Corte Costituzionale 68 del 22 maggio 2025 con cui è stato dichiarato costituzionalmente illegittimo l'articolo 8 della Legge n. 40/2004 "Norme in materia di procreazione medicalmente assistita", nella parte in cui non prevedeva che il nato in Italia da donna che ha fatto ricorso all'estero a tecniche di procreazione medicalmente assistita (PMA) avesse lo status di figlio riconosciuto anche della donna (madre intenzionale) che aveva espresso, insieme con la madre biologica, il preventivo consenso al ricorso alla PMA e alla correlata assunzione di responsabilità genitoriale.
La Corte ha ritenuto, infatti, che l'articolo così come formulato non garantisse il rispetto del cosiddetto "miglior interesse del minore", e costituisse invece violazione degli articoli 2, 3 e 30 della Costituzione.
La Corte ha motivato la propria decisione con riferimento a due fondamentali principi:
- l'impegno comune che una coppia si assume ricorrendo alla PMA per dar vita a un figlio e che genera una responsabilità alla quale nessuno dei due genitori può sottrarsi;
- il "miglior interesse del minore", che rappresenta un valore superiore con riferimento all'insieme dei diritti che il minore vanta nei confronti di entrambi i genitori, compresa la madre intenzionale.
Dalla considerazione di questi principi, la Corte ha ritenuto che il mancato riconoscimento fin dalla nascita dello stato di figlio da parte di entrambi i genitori che hanno fatto ricorso alla PMA ledesse il diritto all'identità personale del minore e pregiudicasse sia l'effettività del suo «diritto di essere mantenuto, educato, istruito e assistito moralmente dai genitori, nel rispetto delle sue capacità, delle sue inclinazioni naturali e delle sue aspirazioni», sia il suo «diritto di mantenere un rapporto equilibrato e continuativo con ciascuno dei genitori, di ricevere cura, educazione, istruzione e assistenza morale da entrambi e di conservare rapporti significativi con gli ascendenti e con i parenti di ciascun ramo genitoriale».