Arte Contemporanea a Brescia

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Descrizione breve
Esplorate il centro storico di Brescia attraverso un intrigante percorso alla scoperta delle opere d'arte contemporanea disseminate per la città. Sono tutte lungo percorsi accessibili, distribuite con cura tra le strade, ma sempre a portata di sguardo.

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Descrizione

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Di seguito una breve lista per coloro che desiderano immergersi in un'esperienza artistica senza costi aggiuntivi, rivelando così alcuni tesori nascosti.  

  • SUBBRIXIA, l'iniziativa che diffonde l'arte contemporanea nelle stazioni della metropolitana cittadina, si configura come un museo sotterraneo in continua evoluzione. Questa mostra permanente "in progress" ambisce a estendersi gradualmente a tutte le stazioni del percorso metropolitano.  

 

Gothic Minerva”, di Patrick Tuttofuoco, 2016, Stazione Metro San Faustino 

L'artista milanese Patrick Tuttofuoco, residente a Berlino, esplora la complessa stratificazione della storia e della città di Brescia, riscontrata durante la realizzazione della metropolitana. Utilizzando tubi al neon colorati e soffiati a mano, crea una rappresentazione luminosa di figure chiave per Brescia, come le teste di Minerva e Claudio II il Gotico, presenti nelle collezioni museali, cui si sovrappone il capitello corinzio, elemento fondamentale per il ritrovamento del Capitolium, oggi fulcro del Brixia - Parco Archeologico di Brescia romana. Le luci si accendono e si spengono, creando effetti evanescenti che oscillano tra figura e astrazione. La connessione simultanea di tutti i neon enfatizza l'accumulo e la stratificazione, evidenziando la connessione tra gli elementi e la città. 

Brixia”, di Marcello Maloberti, 2015, Stazione Metro FS; installazione courtesy dell'artista e Galleria Raffaella Cortese Milano. 
 
"Brixia" è il titolo dell'opera concepita dall’artista lodigiano Maloberti, posizionata tra le due scale mobili della stazione metropolitana di Brescia. La concezione dell'opera come un cartello stradale si lega strettamente al contesto, che è una delle porte della città. Si tratta di una scultura-oggetto che si estende verticalmente, tagliando orizzontalmente lo spazio, discendendo dall'alto come un lampadario e fungendo da elemento attrattivo per i passanti. La scritta "Brescia" è posizionata sottosopra per simboleggiare concettualmente una seconda città, quella "archeologica" che si sviluppa sottoterra, delineando così due città speculari, una che si sviluppa in superficie e l'altra, antica, sotto lo strato percepibile. 
 

Mind the gap“, di Nathalie Du Pasquier, 2022, Stazione Metro Vittoria 

L'artista e designer francese, pioniera del gruppo di designer Memphis negli anni '80 e oggi figura di spicco a livello internazionale, trasforma le mattonelle in ceramica, tipiche delle metropolitane, in un elemento distintivo nella stazione Vittoria. Invita i visitatori a guardare e vivere gli ambienti con una nuova prospettiva, suggerendo un cambiamento di ritmo nella vita quotidiana. Le coloratissime mattonelle Margherita disegnate da Du Pasquier per Mutina rivestono le superfici, creando un arcobaleno ceramico che non è solo decorativo, ma funge anche da seduta o piano di appoggio. La ceramica, nota per la sua resistenza e facilità di pulizia nei luoghi pubblici, diventa un'espressione artistica nelle mani di Du Pasquier, incoraggiando i passeggeri a concedersi momenti di pausa e contemplazione.  

BrixiaDue”,di Andreas Angelidakis, 2024, Stazione Metro Bresciadue. 
 
L'artista-architetto greco Andreas Angelidakis ha scelto la metropolitana di Brescia per esplorare l'architettura come luogo di interazione sociale, unendo antico e contemporaneo in una forma di spaesamento. Intervenendo sulla struttura della stazione, ha trasformato i puntoni di sostegno e i collegamenti a muro in quattro imponenti colonne greche, offrendo un viaggio ironico nel tempo. Ispirato dalla stratificazione del tempo nelle profondità della metropolitana, Angelidakis mostra l'antica Brixia nel contesto moderno. Le colonne, rivestite in lana di roccia e PVC, incarnano il concetto di "soft ruins", rappresentando la natura in continua evoluzione della realtà. Definendosi "architetto che non costruisce", Angelidakis destruttura la vita contemporanea usando l'architettura antica. La serie "soft ruins", con colonne di gommapiuma e PVC, si colloca tra lo spazio digitale e analogico. Da architetto tradizionale, Angelidakis ha abbracciato esperienze virtuali, influenzando la sua ricerca in opere come BrixiaDue, dove le colonne d'acciaio esprimono un tempo non lineare e la continua trasformazione della realtà. 
 
 

Incancellabile Vittoria“, di Emilio Isgrò, 2020, Stazione Metro FS  

"Incancellabile Vittoria" di Emilio Isgrò è un omaggio monumentale alla statua della Vittoria Alata, composto da 205 pannelli di fibrocemento fresati su una superficie di 200 mq. L'installazione ridisegna la sagoma della dea romana con cancellature, caratteristiche del suo linguaggio espressivo.  
La silhouette della dea romana, tratteggiata di colore rosso e riconoscibile dalle ali e dalla posizione alzata delle braccia, emerge da una più ampia griglia composta da cancellature nere su un brano tratto dall’Eneide di Publio Virgilio Marone, poeta classico che queste zone ha probabilmente frequentato per essere nato in ambito mantovano, non molto distante da Brescia, e autore del capolavoro letterario che racconta la fondazione di Roma, la sua grandezza e quella del suo impero di cui Brixia (l’antica Brescia) fu una delle città più importanti.   
Il progetto, donato alla città, rappresenta una nuova porta d'ingresso simbolica e culturale. L'opera, ispirata alla stratificazione del tempo e alla figura della dea romana, offre un messaggio di forza e unità sociale in un periodo complicato come quello della pandemia. Isgrò, legato a Brescia da un rapporto pluriennale, ha voluto contribuire alla rinascita della città attraverso la sua arte. Isgrò riconosce la storia di Brescia, sottolineando che, così come nel passato la Vittoria Alata è stata simbolo di unità nazionale, oggi l'opera vuole ispirare una coraggiosa ripartenza.  

 

  • PER LE STRADE 

La Stele”, di Mimmo Paladino, 2017, Piazza della Vittoria  

Una figura umana dai tratti stilizzati, alta 6 metri, realizzata in marmo Nero Marquina spagnolo si erge nell’angolo sud-ovest della Piazza. Si tratta di “La Stele” di Mimmo Paladino, la cui collocazione è divisiva e accende l’ormai annoso dibattito sull’importanza di risemantizzare i simboli della memoria fascista in città. Il piedistallo su cui si erge la stele è infatti la ricostruzione di quello che ospitava l’”Era Fascista”, statua posta nel 1932 ed elogiata dal Duce come sintesi figurativa dell’Uomo del Ventennio. Oggi, e per i prossimi 10 anni, il piedistallo è e sarà invece occupato dalla Stele del grande maestro della Transavanguardia Mimmo Paladino: un’opera che assimila gli stilemi dell’avanguardia del XX secolo e li trasforma in memoria e monito.  
Un lavoro artistico compiuto appositamente per il progetto Brixia Contemporary di Fondazione Brescia Musei e Comune di Brescia, che ha visto quale protagonista del 2017 l’artista internazionale Mimmo Paladino. 
 

"Il peso del tempo sospeso", di Stefano Bombardieri, 2020, Piazza della Vittoria 

Il rinoceronte sospeso nel Quadriportico di Piazza della Vittoria, parte di "Il peso del tempo sospeso" di Stefano Bombardieri, è una scultura emblematica e suggestiva. Realizzato in vetroresina, lungo 4 metri, agganciato a tiranti convergenti, fluttuante a circa 3 metri di altezza rispetto a quella terra che temporaneamente non gli appartiene, rappresenta un peso tangibile che riflette momenti di gioia o dolore estremi. La scala dei grigi si armonizza con il marmo circostante, ma esprime anche il senso di spaesamento dell'uomo-animale, che cerca ancoraggio in un mondo apparentemente privo di certezze. 

Il lavoro di Bombardieri, caratterizzato da animali imponenti, evoca domande sulle reazioni umane agli eventi che mettono in discussione l'equilibrio precario della vita. Affronta temi come il tempo, la percezione, il dolore e il senso dell'esistenza. L'opera del rinoceronte, situata nel centro storico, diventa un prototipo visivo e un alter ego dell'artista. Ispirato da una sequenza di "E la nave va" di Fellini, Bombardieri ha creato un'opera che riflette la condizione umana, in particolare in un periodo segnato dall'incertezza legata all'emergenza Covid. 

Il rinoceronte sospeso e bloccato rappresenta metaforicamente la condizione umana di sospensione e incertezza; tuttavia, l'artista sottolinea la prontezza a toccare terra di nuovo, come il rinoceronte che, seppur bloccato, è pronto a riappoggiare i piedi al suolo. 

 

"La Luce in Tasca", di Collettivo artistico DMAV (Dalla Maschera al Volto), 2023 Il progetto del Museo Pasquali – Agazzi comprende tre opere d'arte contemporanea realizzate dal Collettivo artistico DMAV, che illuminano spazi urbani in onore di Rosa e Carolina Agazzi, influenti pedagogiste tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento, che hanno contribuito allo sviluppo della didattica e della pedagogia della scuola materna in Italia e all'estero. 

Il linguaggio artistico contemporaneo è utilizzato per valorizzare la storia della pedagogia, con la rielaborazione grafica del Collettivo DMAV. Le opere, distribuite in tre luoghi significativi nella biografia delle sorelle Agazzi, creano un percorso poetico e fisico. Ogni opera sintetizza elementi chiave del loro pensiero pedagogico, focalizzandosi sulla centralità delle "piccole cose" concrete e materiali nel processo educativo. 

  • "Piccole cose per diventare grandi", via Veronica Gambara, 3, Liceo Veronica Gambara, richiama l'attenzione sulla concretezza, sottolineando l'importanza del materiale destrutturato e delle "cianfrusaglie" che catturano l'interesse dei bambini, essenziali per un percorso educativo.  

  • NaturaAnima”, via Brigida Avogadro, 23, Istituto Artigianelli, nei pressi del luogo dove le Agazzi vissero. Il neon gioca con la scrittura alternata di Natura e Anima, due concetti totalmente intrecciati nella pedagogia agazziana, in cui l’Essere nella sua interezza a contatto con la natura trova la sua massima espressione. 

  •  L’installazione “IONOI”, via Ambaraga, sul retro della canonica della Chiesa di Santa Maria a Mompiano, dove nel 1895 Carolina entrava per la prima volta con 100 bambini in quello che rappresentò il luogo in cui la pedagogia agazziana iniziò a consolidarsi. Il neon ci ricorda che l’infanzia è sempre apertura di uno spazio sociale e costruzione di uno mondo comune: una dimensione in cui l’io e gli altri, uniti nell’intreccio del noi, danno forma e significato alla realtà. 

 

"Pietra e Albero" di Giuseppe Penone, 1976, viale Venezia 
Nel Parco Rebuffone è installato un notevole esempio di Arte Povera, realizzato da Penone per la mostra "Arte e Ambiente". L'opera unisce un masso di Botticino a un ippocastano, incarnando i codici poetici dell'artista. L’artista esplora il connubio tra cambiamento ambientale e gestualità umana, sovrapponendo tempo e spazio, e riflette sulle possibilità (e i limiti) dell'azione umana sulla natura. 

Il termine francese "aître" (derivato da "atrium") richiama foneticamente l'infinito del verbo "essere" e suggerisce un luogo aperto, un terreno libero e la disposizione interna di uno spazio. Questa parola si evolve nel significato di coscienza e abisso del pensiero, sovrapponendo la nozione di spazio fisico a quella dell'essere. Analogamente Penone, nel suo lavoro, esplora lo spazio in connessione con l'essere come esistenza corporea e percezione attraverso i sensi. 

All’interno del giardino, un masso di Botticino posto accanto a un ippocastano mostra delle scanalature nel retro che richiamano, in forma minimalista, le colonne di un tempio dorico. Nonostante anni di vandalismo, il masso ora mostra tracce di colore blu. 

La chiave per comprendere l'opera è la metamorfosi osservabile tra il masso e l'albero. In cinquant'anni, la distanza tra di essi si è ridotta, sottolineando il trascorrere del tempo in millimetri. Penone aggiunge così all'essere/aître e allo spazio fisico anche un terzo elemento, quello temporale, che unirà i due elementi compositivi l’installazione. 

Penone sottolinea in questo modo come le conseguenze delle azioni umane possano emergere anche a lungo termine. Se compiute con consapevolezza, queste azioni possono guidare la natura verso un avvicinamento graduale con il proprio ecosistema. L'opera diventa un indicatore non solo di spazio, ma anche di tempo e, di conseguenza, di esistenza. 

(Testo parzialmente tratto da Nicolò Fiammetti, in bresciaartguide.it) 

 

  • MUSEO DI SANTA GIULIA 

 

Floating Santa Giulia”, di Fabrizio Plessi, 2021-2023 
 

L’opera, realizzata da Fabrizio Plessi come installazione site-specific per la mostra PLESSI SPOSA BRIXIA, è ora parte delle collezioni permanenti del Museo grazie alla donazione dell'artista. 

Posta accanto a la “Santa Giulia crocifissa”, scultura del XVII secolo attribuita a Giovanni Carra, l'artista ha riprodotto digitalmente la figura femminile attraverso complesse fotogrammetrie, focalizzandosi sul panneggio scolpito come forma parlante e mutevole, simboleggiando il fluire del tempo e della storia. 

L'opera fa parte di un complesso lavoro multimediale in cui Plessi utilizza tecnologie avanzate per reinterpretare sculture classiche e proiettarle accanto agli originali. La tecnologia diventa così un attivatore iconico, risvegliando gli sguardi distratti dei visitatori sui reperti e riportando alla luce ciò che appare congelato e dimenticato. 

Concentrandosi sull'iconografia di Santa Giulia, Plessi dichiara: “voglio darle vita, farla muovere al vento, come se fosse qui ancora”, invitando a riflettere sul messaggio eterno della storia racchiuso in questo bene storico e artistico. Valorizzando l'opera con il linguaggio contemporaneo, l'artista esplora temi quali la forza della fede, la drammaticità del sacrificio e la capacità dell'arte di superare la fine delle cose materiali attraverso il suo slancio trascendentale. 

 

  • VIRIDARIUM – Parco delle Sculture, Museo di Santa Giulia 

Arte contemporanea nel Viridarium: gli spazi verdi esterni alle domus, arredati con specie arboree diffuse e utilizzate in epoca romana per scopi ornamentali, culinari o terapeutici, accolgono installazioni di arte contemporanea che sono state acquisite nel corso degli anni: il Terzo Paradiso di Michelangelo Pistoletto (2015), We started with a Flame di Ariel Schlesinger (2019), Formiamo umanità (Vite operose) di Valerio Rocco Orlando (2023), Mondo d’acciaio di Emilio Isgrò (2023). 

 

Il Terzo Paradiso” di Michelangelo Pistoletto, 2015 

Il termine "paradiso," dal persiano antico, significa "giardino protetto." La storia dell'umanità ha conosciuto due paradisi: il primo, governato interamente dalla natura; il secondo, un paradiso artificiale forgiato dall'intelligenza umana nel corso dei secoli, portando miglioramenti alla vita umana ma anche conflitti con il mondo naturale. Michelangelo Pistoletto concepisce il Terzo Paradiso come una ricerca di conciliazione tra polarità opposte, come natura e artificio, raggiungibile solo attraverso la responsabilità sociale collettiva. 

L'installazione di Pistoletto connette antichi reperti lapidei a terra con sottili lamine d'alluminio sulla parete, creando un dialogo simbolico tra l'arte del passato (rappresentata dalle pietre romane) e quella del presente (simboleggiata dall'acciaio inox). Il primo cerchio evoca il paradiso in cui l'umanità era integrata nella natura, mentre il secondo rappresenta il paradiso artificiale, frutto dell'intelligenza umana con bisogni, prodotti e piaceri artificiali. 

Il Terzo Paradiso, al centro, simboleggia la congiunzione tra i due precedenti, proponendo un nuovo stadio di civiltà planetaria in cui natura e artificio coesistono in equilibrio. Questa condizione è cruciale per garantire la sopravvivenza umana, delineando una visione di armonia e bilanciamento tra le due forze. 

We started with a Flame”, di Ariel Schlesinger, 2019, Courtesy Galleria Massimo Minini 
 
Nel giardino del Viridarium si trova un albero in bronzo lungo 7 metri, realizzato dall’artista contemporaneo israeliano Ariel Schlesinger. Si tratta del calco di un grande albero di cachi dai rami artritici realizzato in bronzo. Si intitola We started with a Flame, che significa “Abbiamo iniziato con una fiammella”. Schlesinger desidera che questo albero, che egli immagina sopravvissuto ad un evento distruttivo, rappresenti la forza della natura che arde ma non brucia mai. Tra le tonnellate di materia, brucia infatti una minuscola e inesauribile fiamma che non riesce a scalfire la corteccia.  
L’opera unisce la costante ricerca sulla trasformazione di un evento da negativo in positivo, lo sfruttamento di qualcosa di ordinario come possibilità creativa, un’inedita voglia di confronto con la grande scultura che non perde mai di vista il valore della sorpresa.  

 
Formiamo umanità” di Valerio Rocco Orlando, 2022 
 

"Formiamo Umanità" è una scultura di luce appartenente al progetto artistico "Vite Operose" di Valerio Rocco Orlando, ospitato nella provincia di Brescia. La regione si distingue per la sua multiculturalità e l'inclusività verso nuovi cittadini, specialmente attraverso l'impiego. Iniziato nel 2012 dalla Fondazione Brescia Musei in collaborazione con l'Associazione Amici del FAI e Arte, il progetto mira a integrare nuovi residenti attraverso la conoscenza del patrimonio artistico locale. 

Partendo da corsi di formazione per mediatori artistico-culturali, il progetto ha coinvolto cittadini italiani e stranieri, promuovendo l'integrazione e il dialogo interculturale. Valerio Rocco Orlando ha collaborato con questo gruppo per esplorare le forme di partecipazione sociale derivanti dalla valorizzazione del patrimonio culturale e il ruolo del lavoro nell'integrazione sociale. 

Il dialogo ha portato a un laboratorio creativo in cui ogni partecipante ha elaborato frasi significative. Orlando ha selezionato la più emblematica, "FORMIAMO UMANITÀ", e l'ha trasformata in una scultura luminosa al neon, realizzata artigianalmente in edizione unica. Quest'opera, inserita in un ciclo che include installazioni sulla torre del Castello Berlucchi di Borgonato e nel cortile della GAMeC di Bergamo, incarna il ruolo dell'arte come linguaggio universale che facilita il dialogo tra culture diverse, promuovendo la formazione di un'umanità condivisa attraverso l'arte. 
 

Mondo d’acciaio” di Emilio Isgrò, 2024 

L’opera di Emilio Isgrò conclude il percorso artistico iniziato con le installazioni temporanee di Isgrò cancella Brixia nel format "Palcoscenici archeologici". Quest'opera, collocata nel Viridarium - Parco delle sculture di Santa Giulia, rappresenta un imponente mappamondo in acciaio con un diametro di 4 metri. Emergendo dal prato nel crinale verde rivolto a nord, il "Mondo d’acciaio" dialoga in modo equilibrato con lo spazio monumentale circostante. 

Il mappamondo, simile a una palla appuntata al terreno dall'asse terrestre, presenta superfici opache delle terre emerse. Emilio Isgrò utilizza la sua tecnica distintiva di cancellatura per coprire i nomi delle città su meridiani e paralleli in solido acciaio, lasciando in evidenza solo Brescia, chiamata con il suo nome latino, Brixia. Questo gesto simbolico indica che solo questa città può resistere all'oblio della cancellatura, rappresentando la forza delle sue radici romane e la sua capacità di sopravvivere nella storia. 

Il maestro, profondamente coinvolto nella valorizzazione del patrimonio archeologico di Brescia dal 1957, si interroga sulla determinazione delle origini nella storia e rivendica il ruolo fondamentale di Brescia in questo contesto. L'opera di Isgrò conferisce alla città una storia autonoma e riconoscibile, riconoscendo il modo in cui Brescia ha tutelato il suo passato, mantenendo un dialogo costante con la contemporaneità. Il legame profondo con la romanità di Brixia è celebrato come una comunità culturale e civile eccezionale, riflettendo il suo status di patrimonio UNESCO in uno spazio storico archeologico. 

 

  • CASTELLO DI BRESCIA 

Scimpanzé”, di Davide Rivalta, 2023 

 
Le sculture animalier di Rivalta, realizzate appositamente per il Castello di Brescia in occasione della mostra Sogni di gloria, riproducono animali, incontrati e fotografati in parchi e giardini zoologici: corpi in cattività, sradicati dal loro ambiente naturale, a cui Rivalta restituisce dignità e vita in un nuovo contesto. Le sculture configurano l’immagine di un nuovo mondo, in cui il paesaggio antropizzato, il parco del Castello, tra l’altro sede di un giardino zoologico fino al 1988, diventa il territorio dell’animale, una specie di regno delle scimmie antropomorfe. 

Il gruppo di scimpanzè rimasto dopo la conclusione della mostra occupa placidamente la Fossa dei Martiri, nell’area nord del mastio visconteo. 

Questi primati si appropriano degli spazi, ma esprimono talvolta l’intenzione di volerne invadere di nuovi, un desiderio di conquista ed estensione del proprio dominio sul luogo. Il titolo della mostra, Sogni di gloria, rinviava proprio a questo impulso suggerito dalle posture degli animali e dai loro ipotetici movimenti e traiettorie, attraverso i quali lo spazio reale diventa anche campo energetico della scultura.  

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Ultimo aggiornamento

04/07/2024, 09:57