Descrizione
Descrizione
Temi | Descrizioni |
Famiglia | Anacardiaceae |
Nome scientifico | Pistacia terebinthus |
Identificazione | Arbusto molto ramoso a corteccia bruno-rossastra, più raramente piccolo albero alto sino a 5 (10) m. Foglie caduche, lunghe 10-20 cm compreso il picciolo, coriacee, aromatiche e imparipennate, composte da 9 (3-7) foglioline ellittiche o lanceolate a margini interi, scure e lucide superiormente, più chiare e opache inferiormente; la fogliolina terminale è più piccola delle altre. |
Legno | Duro, compatto e pesante, simile a quello del lentisco. |
Ecologia | Predilige i pendii aridi, le rupi calcare e i boschi termofili. |
Fiori | Piccoli, unisessuali, di colore bruno o verdastro, raccolti in pannocchie terminali. La fioritura avviene da aprile a giugno. |
Frutti | Drupe ovoidali (6x7 mm), dapprima verdastre e rosse a completa maturazione; maturazione: settembre-ottobre |
Interesse | Dai tronchi si ricava un'oleo-resina, Ia cosiddetta trementina di Chio, che fu, nell'antichità e fino al XVIII secolo, una delle droghe più preziose e care che l'Europa importava dall'Oriente. Era consigliata soprattutto nella cura delle calcolosi ed entrava nella composizione della maggior parte degli unguenti vulnerari. |
Distribuzione | Si spinge fino a 900 m di altitudine; il limite settentrionale dell'areale italiano si irradia verso i Colli Euganei e Berici, e ai laghi di Garda e Iseo. Particolarmente abbondante attorno a Bolzano, che rappresenta l'estremo avamposto della specie. |
Impieghi | Si usa per piccoli lavori al tornio; ottimo combustibile. I frutti possono essere impiegati per aromatizzare le carni; il seme è commestibile. È un ottimo portainnesto per il pistacchio. |
Curiosità | Secondo quanto afferma Teofrasto, si utilizzava un tempo per fare i manici dei pugnali e "delle coppe che nessuno distinguerebbe da quelle di creta". |