2007_35_13-33_Schirolli

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Natura Bresciana: la rivista di scienze naturali del Museo

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​​​STUDIO MACROSCOPICO DEI MATERIALI LAPIDEI LOCALI IMPIEGATI NELLE EPIGRAFI BRESCIANE DI ETÀ ALTO-MEDIEVALE
 
PAOLO SCHIROLLI
 
Parole chiave – Epigrafi, Alto Medioevo, Brescia, litologia, marmi, Botticino, Encrinite di Rezzato, Vezza d’Oglio.
Riassunto – L’esame macroscopico del supporto lapideo utilizzato nelle epigrafi alto-medievali rinvenute sul territorio bresciano (SGARZI, 2005) ha permesso di mettere in evidenza l’uso dal V al IX secolo d.C. di litotipi calcarei riconducibili non solo alla formazione calcarea della Corna, localmente nota come “pietra di Botticino” (o commercialmente come “marmo di Botticino”), diffusamente impiegata nella Brixia romana e riconosciuta in una sola delle epigrafi oggetto di studio, ma anche a calcari posti in posizione stratigrafica soprastante la Corna, appartenenti ad un’unità formalizzata come «Encrinite di Rezzato», una formazione di recente istituzione (SCHIROLLI in DELFRATI et al., 2002), attribuita al Giurassico inferiore e affiorante nell’area di Botticino, Virle e Rezzato, nei dintorni orientali della città di Brescia. Già peraltro dall’età romana è noto l’utilizzo di tale intervallo stratigrafico e del soprastante «Corso Rosso di Botticino» (anch’esso di recente formalizzazione; SCHIROLLI in DELFRATI et al., 2002) congiuntamente alla Corna (SCHIROLLI e DEL PIETRO, 2004). L’uso dei marmi (di natura metamorfica) prevale nettamente su quello dei calcari (di natura sedimentaria), con tipologie saccaroidi, generalmente a grana media, che vanno dai marmi di colore bianco omogeneo a quelli venati. Data la nota complessità relativa allo studio dei molteplici marmi bianchi usati nell’antichità, l’osservazione a livello macroscopico effettuata sulle epigrafi oggetto di studio non poteva certo avere la presunzione di giungere alla determinazione degli ambiti di provenienza. Essa ha però messo in luce, almeno per talune lastre, una notevole somiglianza con il locale marmo di Vezza d’Oglio, cavato in alta Val Camonica sino agli anni ’60 del secolo scorso. Tale litotipo risulta scarsamente considerato dagli AA. che in precedenza si sono occupati delle epigrafi citate in questa nota. Questo nuovo dato, sebbene necessiti del conforto di analisi più approfondite, almeno di livello microscopico, costituisce certamente uno stimolo alla ricerca sui materiali lapidei cavati nel territorio bresciano durante l’antichità e sembrerebbe introdurre anche il “Vezza d’Oglio” nello spettro dei marmi bianchi e venati conosciuti per il valore estetico e la lavorabilità. La scoperta della statua romana di Cividate Camuno (ROSSI, 2005), avvenuta contemporaneamente allo studio delle epigrafi descritte in questa nota, e la sua attribuzione al marmo venato di Vezza d’Oglio (POGGI in ROSSI, 2005) parrebbe accreditare i risultati emersi dall’analisi macroscopica dei supporti lapidei impiegati nelle epigrafi alto-medievali bresciane considerate in questo studio.
 
Key words – Epigraphs, Early Middle Ages, Brescia, lithology, marbles, Botticino, Encrinite di Rezzato, Vezza d’Oglio.
Abstract – Macroscopic analysis of the local stones used in the Early Medieval epigraphs of Brescia (Italy). The macroscopic analysis of the stone-support used in the Early-Medieval epigraphs recovered on the Brescia territory (SGARZI, 2005) allowed to highlight the use both of different local limestones and marbles from the 5th until the 9th century in the surroundings of Brescia. The Botticino limestone (commercially called «Botticino Marble »), belonging to the Corna formation, is the typical stone used in Brixia since the Roman Age. Nevertheless, this study on the Early-Medieval epigraphs of Brescia shows as only one of them is inscribed in a Botticino limestone slab. In fact, the use of the «Encrinite di Rezzato» (SCHIROLLI in DELFRATI et al., 2002) in a few other epigraphs represents an unpublished issue. This recently formalized Early Jurassic formation directly overlies the Corna limestone in the areas of Botticino, Virle and Rezzato, immediately to the east of Brescia. Since the Roman Age the use both of this stratigraphical unit and of the overlying «Corso Rosso di Botticino» (SCHIROLLI in DELFRATI et al., 2002), together with the Corna limestone is known (SCHIROLLI e DEL PIETRO, 2004). The use of the marbles (i.e. metamorphic rocks) prevails clearly on the use of the limestones (i.e. sedimentary rocks). Generally the marbles are medium-grained and saccharoidal in texture. The colour ranges from homogeneous white marbles to grey-streaked white marbles. Well-known are the difficulties related to the study of the various white marbles used in the antiquity. For this reason the macroscopic analysis described in this work could not be expected certainly to define the place of extraction of the material or, moreover, the quarry. Nevertheless, this study has highlighted the considerable similarity of some slabs to the “Vezza d’Oglio” marble, extracted in the high Valle Camonica till the years ’60 of the past century. In literature this lithology is scarcely considered by the Authors that previously worked on the epigraphs cited in this note. Even if these preliminary results have to be confirmed by more deepened analyses, at least of microscopic level, surely the data stimulate to proceed with the studies on the stones extracted in the Brescia area during the antiquity, including the “Vezza d’Oglio” marble among the white and striked marbles known for their aesthetic value and easy workability. The discovery of the Roman Statue of Cividate Camuno (Brescia) (ROSSI, 2005) happened simultaneously to this study on the epigraphs; its attribution to the streaked facies of the “Vezza d’Oglio” marble (POGGI in ROSSI, 2005) seems to confirm the preliminary results highlighted from the macroscopic analysis of the stone-slabs used in the Early Medieval epigraphs of Brescia.

Ultimo aggiornamento

10/10/2014, 14:47