Laura Bianchini

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Castenedolo 23 agosto 1903 – Roma 27 settembre 1983

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Insegnante, parlamentare

Laura Bianchini è figlia di Domenico e Caterina Arici, cresce in una famiglia di origini modeste che, a prezzo di molti sacrifici, riesce a farle proseguire gli studi permettendole di laurearsi in filosofia e pedagogia presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. I suoi riferimenti culturali sono appunto la Cattolica e l’Oratorio della Pace. È impegnata nella Fuci (di cui diviene presidente della sezione diocesana) e nel Movimento laureati. Attraverso la Fuci entra in contatto con Igino Righetti e Giovanni Battista Montini, il futuro papa Paolo VI. In questo contesto matura il suo antifascismo che la porterà a un impegno militante nella Resistenza. Si dedica all’insegnamento, prima nella scuola elementare poi nell’Istituto Magistrale di cui diventa preside, e infine presso il Liceo Ginnasio Arnaldo come docente di storia e filosofia. Collabora con la casa editrice La Scuola per la quale realizza alcuni libri scolastici. Le vicende storiche la portano a schierarsi in maniera sempre più netta nel fronte antifascista. Nel 1943 entra nella redazione del giornale antifascista “Brescia libera” dove elabora scritti e volantini clandestini. Ospita nella sua casa di Brescia le prime riunioni di esponenti militari e politici dell’antifascismo bresciano. Divenuta sospetta alla polizia fascista che le perquisisce la casa, si trasferisce a Milano dove si occupa dell’organizzazione dei soccorsi ai detenuti politici di S. Vittore e del salvataggio di ebrei. Nell’aprile del 1944 viene nominata nel comitato esecutivo ristretto che dirigerà la Dc settentrionale durante tutta l’occupazione tedesca. Nei primi mesi del 1944 entra a far parte della brigata partigiana “Fiamme Verdi”, una formazione a prevalente orientamento cattolico operante soprattutto in Lombardia e Emilia, ma diffusa anche in Piemonte e Veneto. Emanazione diretta delle Fiamme Verdi è il foglio clandestino “Il ribelle” di cui Laura Bianchini diventa subito redattrice e coordinatrice. Firma i suoi articoli con gli pseudonimi di Penelope, Don Chisciotte o Battista. Terminato il conflitto Laura Bianchini prosegue il suo impegno politico partecipando ai gruppi di discussione e di elaborazione teorica che si formano attorno a Giuseppe Dossetti. Ed è proprio attorno a questo straordinario gruppo di cattolici impegnati come Giuseppe Dossetti, Giorgio La Pira, Giuseppe Lazzati, Amintore Fanfani, Giuseppe Glisenti, Giuseppe Parenti, Gianni Baget Bozzo e molti altri intellettuali di diversa estrazione, che acquista forma la famosa “Comunità del Porcellino”, dalla quale prende vita un cenobio che ha come scopo il bene comune attraverso la ricerca continua di una sintesi di posizioni diverse, senza che nessuna rinunci al proprio passato, alla propria cultura e alle proprie aspirazioni. Laura Bianchini è eletta membro dell’Assemblea Costituente con altre 20 donne: i suoi interventi sono legati soprattutto alla politica scolastica e, in particolare, alla difesa della scuola privata in nome del pluralismo sociale. Eletta deputato nel 1948, diventa membro della Commissione Parlamentare d’inchiesta sulla miseria in Italia ma come parlamentare i suoi sforzi sono dedicati soprattutto al progetto di riforma della scuola proposto dall’allora ministro della Pubblica Istruzione, il democristiano Guido Gonnella, con cui collabora attivamente. È membro della Commissione Istruzione e Belle Arti. Non ricandidata dal suo partito, dal 1953 al 1973 Laura Bianchini torna alla sua prima vocazione, l’insegnamento, che esercita a Roma, presso il Liceo Classico Virgilio sulla cattedra di storia e filosofia. Rimane a Roma anche nel decennio successivo, fino alla morte sopravvenuta nel 1973.

 

Ultimo aggiornamento

07/11/2017, 07:48