Bruno Boni

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Brescia, 8 aprile 1918 - Brescia, 6 febbraio 1998

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Politico bresciano – ex sindaco di Brescia

Bruno Boni (8 aprile 1918 – 6 febbraio 1998), sindaco dal 14 giugno 1948 al 1975. Nato a Brescia da Benedetto (sarto) e da Carolina Ghirardelli (casalinga), ultimo di quattro figli. Con la famiglia abita in via Trieste 40, quasi davanti al “Bue d’oro”. Nel 1938 si diploma geometra, mostrando spiccate attitudini per le materie matematiche che successivamente insegnerà all’istituto “Ballini” di cui è stato alunno. Frequenta l’oratorio della Pace, mettendo in luce le sue qualità di portiere nella squadra di calcio giovanile, maturando al contempo una coscienza antifascista. Nel 1942 promuove alcuni incontri clandestini che gettano le basi per la nascita della Democrazia cristiana a Brescia. Nel 1943-’44 partecipa alle riunioni del Comitato nazionale di liberazione insieme a Pietro Bulloni e Leonzio Foresti. Nel settembre viene arrestato ed è detenuto per alcuni mesi a Canton Mombello. Nel 1945 rappresenta la Dc nel Cln presieduto da Mario Marchetti. Alle elezioni del 31 marzo 1946 entra a far parte del consiglio comunale. Il 30 aprile è eletto assessore, poi vicesindaco, nella giunta guidata da Guglielmo Ghislandi (Psiup) che il 2 giugno è eletto all’assemblea costituente. Dal 1949 è membro del Consiglio nazionale della Dc, incarico che regge per decenni. Il 14 giugno 1948, dopo che Ghislandi – eletto al parlamento – s’è dimesso da sindaco, Bruno Boni viene eletto primo cittadino, incarico al quale sarà riconfermato per sei tornate amministrative. Nel 1949 sposa Anna Maria Faini dalla quale avrà tre figli (Roberto, Franca ed Enrico). Non interrompe mai l’attività di partito: a partire dal 1948 è segretario provinciale della Dc, incarico che dovrà lasciare nel 1963 per una sopraggiunta incompatibilità statutaria. A quel punto viene però nominato presidente del Comitato provinciale della Dc, carica onorifica che conserverà fino al 1976. Nel 1970 diviene il primo presidente dell’Eulo (Ente universitario Lombardia orientale) che porterà alla nascita dell’Università Statale di Brescia. Nel 1975 lascia la Loggia ed è candidato alle elezioni provinciali. Eletto in Broletto, diviene poco dopo presidente dell’Amministrazione provinciale, un incarico che reggerà per dieci anni. Nel 1985 è ricandidato dalla Dc alla Loggia e, con 10.770 voti, è il più referenziato del suo partito. Diviene però sindaco Pietro Padula, mentre Boni assume la presidenza della Camera di commercio, che reggerà per otto anni. Nel 1993 diviene vicepresidente della società autostrada Brescia-Padova, di cui era già consigliere. Muore il 6 febbraio 1998. Durante la commemorazione sotto la Loggia il sindaco di allora, Mino Martinazzoli, lo saluta con la definizione di “sindaco per sempre”. Secondo le sue volontà testamentarie viene sepolto con un libro dell’amico Emanuele Severino, Oltre il linguaggio, posto sopra il cuore, e sulla sua lapide al Vantiniano viene incisa la scritta “poeta muto”.

Ultimo aggiornamento

04/11/2015, 12:18