Fermo "Mino" Martinazzoli

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Orzinuovi (Brescia), 30 novembre 1931 - Brescia, 4 settembre 2011

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Avvocato, politico, parlamentare, ministro, segretario nazionale della Dc e del Ppi, saggista

Fermo “Mino” Martinazzoli nasce a Orzinuovi e, dopo la maturità classica al liceo Arnaldo, si laurea in Giurisprudenza all’Università di Pavia. Inizia la professione forense ma, contemporaneamente, comincia l’impegno politico come esponente della Dc e come amministratore locale. Il primo incarico è quello di assessore alla Cultura nel suo paese natale. Eletto consigliere provinciale, dal 1970 al 72 è presidente dell’amministrazione provinciale. Dal 1975 al 1980 è consigliere comunale in Loggia e per una parte del mandato è anche capogruppo della Dc. Nel 1972 inizia la sua attività parlamentare, che durerà 22 anni: dal 1972 al 1983 è senatore, dal 1983 al 1992 deputato, dal 1992 al 1994 nuovamente senatore. Numerosi gli incarichi di primo piano assunti a Roma. Martinazzoli ha infatti presieduto la Commissione inquirente per i procedimenti d’accusa (dal ’76 al ’79), è stato ministro di Grazia e Giustizia dall’83 all’86 nel primo governo Craxi, presidente del gruppo parlamentare della Democrazia cristiana a Montecitorio dall’86 all’89, ministro della Difesa dall’89 al ’90 nel sesto governo Andreotti. Si dimette insieme ad altri quattro ministri (fra cui Sergio Mattarella) in dissenso sulla legge Mammì che regolamenta l'emittenza radiotelevisiva. È stato ministro per gli Affari regionali e le riforme istituzionali dal ’91 al ’92, nel settimo governo Andreotti. Il 12 ottobre 1992 è stato eletto dal Consiglio nazionale della Dc segretario nazionale, successore di Arnaldo Forlani, con il mandato di rinnovare fortemente un partito in crisi di consensi e di credibilità dopo gli scandali di Tangentopoli. Il 24 gennaio 1994 fonda il Partito popolare italiano, di cui Martinazzoli è il primo segretario. Si dimette da questo incarico all'indomani della sconfitta alle elezioni politiche del 27 marzo 1994. Dopo una breve pausa Martinazzoli torna sulla scena politica locale e nazionale: dal ’94 al ’98 è infatti sindaco di Brescia alla guida di una coalizione che prefigura l’esperienza nazionale dell’Ulivo di Romano Prodi. Candidato alla presidenza della Regione Lombardia nel 2000, fino all’aprile del 2005 Mino Martinazzoli ha svolto il ruolo di leader dell’opposizione di centrosinistra al Pirellone. Nel 2004 viene nominato presidente di Alleanza popolare-Udeur. Successivamente si dimette dall'incarico. Nel 2006, infine, si impegna attivamente nel comitato per il "No" al referendum costituzionale.
Martinazzoli ha sempre unito all’attività politica svolta ai massimi livelli una riflessione colta sulle ragioni dell’impegno, sui limiti della politica, sui temi etici legati ai ruoli pubblici: l’ha fatto poggiando il proprio pensiero su una cultura cattolico-democratica e liberale di ispirazione manzoniana, su vaste letture, su un’indole intrisa di ironia, passione e disincanto. Frammenti utili per comporre il palinsesto del suo pensiero si trovano, oltre che nei discorsi parlamentari, nelle moltissime interviste e negli interventi occasionali, nei libri da lui firmati tra cui Controcorrente dc (1979), Il limite della politica (1985), Pretesti per una requisitoria manzoniana (1985), Il cielo di Austerlitz (1988), Per Moro (1988), Elogio di Nicodemo (2001), La traccia di Aldo Moro (2002), Mosè. La libertà e la legge (2003).
Si è spento a Brescia il 4 settembre 2011.

Ultimo aggiornamento

04/11/2015, 12:38