Gussalli Luigi (1885-1950)

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Bologna, 18 dicembre 1885 - Brescia, 22 giugno 1950

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​Ingegnere, pioniere dell'aviazione, inventore di sistemi per il volo nello spazio. ​Passò la fanciullezza a Brescia e a Brescia compì i suoi studi e le sue ricerche. Ottenuta la licenza liceale all'«Arnaldo» nel 1903, a diciassette anni passava all'Università di Parma e poi al Politecnico di Glons (Liegi) dove nel 1909 otteneva il diploma in ingegneria industriale. Ancora studente, prima che Bleriot attraversasse la Manica, egli aveva già costruito i primi aeromodelli capaci di stare in aria. Appena laureato s'era costruito un aerostato ed aveva volato nel cielo di Brescia, scendendo poi, con un atterraggio di fortuna, nel convento delle Canossiane in via S. Martino. Anche le prime automobili lo avevano visto come un pioniere e un ricercatore. Dal 1902 si cimentò in perfezionamenti tecnici e in gare, figurando nell'elenco dei primi cento automobilisti italiani partecipando al "Record del miglio" di Modena del 1909. Inventò anche una bicicletta per i cavalli, chiamata «ippomobile», una specie di «tapis roulant», montato su un carrozzino con nell'abitacolo il cavallo su zoccoli foderati di gomma che viaggia a 20 Km. orari. Il Gussalli si applicò a molti altri progetti ed invenzioni come quello sulla stereoscopia diretta che tende a risolvere il problema del rilievo coll'osservazione diretta dell'immagine senza interposizione di apparecchio, non sopra un piano ma nello spazio. Così pure sono degne di rilievo le esperienze intorno alle bombe da fucile, che ebbero applicazione durante la guerra. Nel 1912 dedicò la sua inventiva agli sport invernali provando la «slitta-automobile» con un motore a quattro cilindri ed elica metallica. Chiamato in guerra, come ufficiale di artiglieria, brevettò le bombe da fucile ed un carro d'assalto, prototipo del carro armato mai costruito. Nel 1923 inventò la stereoscopia che permette la riproduzione delle immagini a rilievo. Ma il filone principale delle sue ricerche fu l'astronautica. Ancora giovanetto nel 1912 costruì un apparecchio a doppia reazione che precedette nel tempo ogni propulsore del genere. Nel 1923, invece, affrontava direttamente il problema e pubblicava un volumetto dal titolo: «Si può già tentare un viaggio dalla terra alla luna?» rispondendo affermativamente alla domanda. Vide chiaramente che l'impresa lunare doveva prevedere due fasi: la prima fase, completamente basata sulla riuscita del propulsore. Costruito il «veicolo tipo», la seconda fase si ridurrebbe alla costruzione del «veicolo Treno», e cioè gli apparecchi in serie tra essi collegati già prevedendo il razzo pluristadio. In una serie di schemi Luigi Gussalli aveva distinto i periodi necessari per trasportare un mobile dalla Terra alla Luna e per ricondurlo sulla Terra, calcolando la velocità critica di liberazione dall'attrazione terrestre, il tempo impiegato per raggiungere questo momento, il periodo in cui il veicolo continua per inerzia, il momento equigravitazionale in cui si annullano l'attrazione della Luna e della Terra e la velocità si riduce e il momento in cui il propulsore si mette in moto in senso inverso per scendere sulla Luna. Mentre a Brescia pochi o nessuno prendevano sul serio i suoi progetti ed esperimenti, in America vi era chi insisteva perché vi si trasferisse promettendogli appoggi incondizionati. L'ultima sua ipotesi fu quella sui dischi volanti che egli indicò in aggregati di pulviscolo, tondi, sfumati ai bordi. A ricordo venne posta a Brescia sulla sua casa di via Montesuello  4, una lapide, inaugurata il 12 maggio 1962.​​

Ultimo aggiornamento

02/11/2022, 13:27