Feroldi Pietro Gezio (1881-1955)

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Passirano (Bs), 10 aprile 1881 - 9 dicembre 1955

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​Avvocato, assessore comunale, grande collezionista privato, presidente del "Grande" e dell'Istituto musicale Venturi​. Di Virginio e di Chiara Onofri. Avvocato, competentissimo in diritto commerciale, incominciò ad esercitare la professione nello studio del sen. Da Como. Si dedicò al culto dell'arte tanto da essere ritenuto il caposcuola del collezionismo privato per la pittura moderna e si fece promotore di numerose iniziative culturali. Fu tra l'altro presidente dell'Associazione dell'"Arte in famiglia". Durante la prima guerra mondiale, alla quale partecipò per l'intero quadriennio e in specie nella zona operativa del Monte Grappa, ebbe la croce di guerra. Fu consigliere comunale di parte moderata. Nel 1914 fu assessore alle Belle Arti e nel gennaio 1920 del Dazio e consumo. Nel 1922 fu membro della Giunta provinciale amministrativa, e nel 1925 dell'Azienda dei servizi municipali. Fu inoltre presidente del collegio dei probiviri per le industrie metallurgiche e meccaniche. Nel 1920 fu consigliere dell'Associazione monarchica bresciana e nel 1925 si adoperò per salvare "La Sentinella Bresciana" dalla fine voluta dal fascismo. Nell'autunno 1943 fu tradotto dai nazifascisti come ostaggio a Canton Mombello; ne fu liberato per l'intervento del vescovo Mons. Tredici e di Mons. Angelo Pietrobelli. Nel gennaio 1944, per un equivoco, venne arrestato dalle SS tedesche e rinchiuso nelle carceri di Brescia e di Verona, vivendo, in luogo del figlio Franco, che era in effetti il ricercato, una indimenticabile cruda esperienza. Dopo la liberazione fu assessore dell'amministrazione provinciale del CLN e assessore comunale. Fu tra i migliori competenti d'arte del suo tempo, e riunì una collezione di quadri apprezzatissima da critici e artisti (v. Feroldi, collezione). Rifiutò sempre di acconsentire alle proposte di esportazione all'estero della collezione e con tale motivazione fu premiato dall'allora ministro Gonella con medaglia d'oro della Pubblica Istruzione. Venne invitato dalla "Fondazione Rockfeller" a visitare le gallerie d'arte moderna nord-americana; la Biennale di Venezia riservò una sala quasi solo per i suoi quadri. Pubblicò recensioni di mostre anche straniere (come quella di El Greco di Madrid) e collaborò al "Popolo di Brescia" dal 1937, alla rivista "Brescia" (1934), al "Giornale di Brescia", alla "Gazzetta del popolo" alla rivista "Punta" periodico bresciano e a riviste specializzate. Scrisse non solo di pittura, ma anche di musica, di cinema, di teatro e di economia. Fu anche appassionato di musica e nel 1920 fu presidente del Civico Istituto musicale "Venturi" e segretario e poi presidente del Teatro Grande. Amante della fotografia illustrò con diapositive i quadri di Picasso. Partecipò attivamente e fu consigliere del cinefotoclub di Brescia. Tra gli amici cari che ebbe figurano Morandi (con il quale dipingeva a fianco, dedicandosi poi a vicenda le opere), Carrà e Rosai. Per il suo Studio passarono molti giovani artisti, tra i quali Arturo Benedetti Michelangeli. Nel 1945 venne eletto socio dell'Ateneo di Brescia nei cui "Commentari" del 1950 pubblicò "Una causa criminale nel 1700". Curò inoltre, con i fratelli avvocati Giovanni e Giuseppe, la definizione del legato Sala-Feroldi, comprendente dipinti del Foppa, del Moretto e del Tintoretto, oggi esposti alla Pinacoteca Tosio-Martinengo. Dopo la sua morte la moglie e i figli donavano alla Biblioteca Queriniana un complesso di circa 750 volumi, di cui la maggior parte è costituita da edizioni settecentesche non solo ottimamente conservate e rilegate, ma tutte relative ad argomenti di interesse anche per il moderno studioso, in quanto riflettenti problemi di cultura umanistica o scientifica su cui ancora oggi si appunta l'attenzione dei frequentatori delle biblioteche. Non mancano le edizioni rilegate con particolare lusso od illustrate con gusto, mentre a circa centocinquanta assommano i volumi notevolmente pregevoli e come tali elencati nei principali repertori bibliografici. Tra questi si citano a puro titolo di esempio, l'edizione principe dei "Sepolcri" di Ugo Foscolo (Brescia, Bettoni 1807) e una raccolta di dodici atlanti del celebre cartografo veneziano Vincenzo Coronelli. Particolare valore per la Queriniana riveste poi un gruppo di circa cento volumi ed opuscoli tutti ricollegantisi, per l'edizione o l'autore o l'argomento, alla storia bresciana e un gruppo dei manoscritti in cui, accanto ad alcuni appunti scolastici di morale e teologia stesi nel secolo diciottesimo, figurano, tra l'altro, una copia settecentesca della famosa "Historia Bresciana" di Giacomo Martinengo e due volumi dell'"Inventario delle scritture appartenenti all'eredità del nob. Francesco Catanio", utilissima fonte, quest'ultimo, per la conoscenza della storia di alcune famiglie bresciane alla metà del secolo XVIII. L'opera comunque più significativa di Pietro Feroldi, e cioè la famosa raccolta di quadri (v.), venne trasferita a Milano dando origine alla Fondazione Feroldi Mattioli.​​

Ultimo aggiornamento

02/11/2022, 14:13