Agazzi Rosa (1866-1951)

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Volongo, 26 marzo 1866 – Volongo, 9 gennaio 1951

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​​Pedagogista, indeatrice con la sorella Carolina di un metodo di insegnamento nelle scuole materne molto innovativo. Nacque a Volongo, quando ancora era in provincia di Brescia, il 26 marzo 1866, in una famiglia di modeste condizioni economiche, di profonda sensibilità religiosa e di tradizioni patriottiche. Sulla sua formazione ebbe notevole influenza la figura di uno zio materno, l'arciprete "mazziniano" Francesco Maria Zapparoli, nella cui casa la Agazzi trascorse l'infanzia. Dopo aver frequentato la scuola normale "V. Gambara" di Brescia dal 1882 al 1884 e aver studiato pianoforte, iniziò la carriera di insegnante con la sorella Carolina (1870-1945) a Nave, borgo rurale di Brescia. Nel 1890 entrò in contatto con Pietro Pasquali, direttore generale delle scuole elementari ed infantili di Brescia e pedagogista di ispirazione fröbeliana, che sarebbe divenuto il tenace sostenitore dell'esperienza educativa delle sorelle Agazzi. Nel 1891 le due sorelle frequentarono il corso per maestre giardiniere; e l'anno successivo la Agazzi cominciò ad avviare i primi tentativi per rendere più rispondente alle esigenze dei piccoli la permanenza nell'asilo: prima nella borgata Forcello di Brescia, poi a Volta Bresciana; nascevano gli esercizi di "lingua parlata" e prendeva consistenza l'idea del canto come cardine della scuola infantile. Nel 1896, a Mompiano, la Agazzi consolidò l'esperienza educativa e didattica, interpretando e sviluppando con originalità gli elementi vitali della pedagogia fröbeliana (spontaneità, libertà, gioco), affermando, fra le altre cose, che il rispetto delle esigenze naturali, del bisogno di muoversi e di fare del bambino, doveva accompagnarsi con un adeguato ambiente che, riproducendo la stessa atmosfera del focolare materno, esercitasse una positiva ed efficace azione educativa (si veda la Relazione sul tema "Ordinamento pedagogico dei giardini d'infanzia secondo il sistema di Fröbel", Torino 1898). Nel 1902 il Consiglio provinciale scolastico di Brescia dichiarava l'asilo di Mompiano "asilo infantile rurale modello", allo scopo di metterlo a disposizione delle future insegnanti e di "fare propaganda di un indirizzo che darà agli asili rurali il valore di istituzione sociale". A poco a poco l'esperienza agazziana valicava i confini bresciani e veniva introdotta in altre scuole infantili. Nel 1910, in particolare, la Agazzi fu invitata, con la sorella Carolina, nella ancora austriaca Trieste per illustrare il proprio metodo; la pagina triestina (ottobre-novembre 1910) costituì l'inizio della diffusa conoscenza dell'iniziativa di Mompiano. A Trieste, inoltre, G. Lombardo Radice conobbe il lavoro delle sorelle Agazzi e se ne fece attivo sostenitore. Nel frattempo la Agazzi stava pubblicando vari scritti nei quali ordinava alcuni aspetti della sua esperienza, suggeriva spunti di lavoro, forniva indicazioni pratiche e materiali: “L'abbicì del canto educativo", Milano 1908; “La lingua parlata", Brescia 1910; “Bimbi, cantate!", ibid. 1911, e qualche anno più tardi, “Come intendo il museo didattico nell'educazione dell'infanzia e della fanciullezza", ibid. 1922. Il metodo Agazzi, che rispondeva alle esigenze di ammodernamento e di sviluppo civile dell'Italia liberale, aveva avuto modo di conquistare molti sostenitori (permeando anche l'insegnamento nella scuola elementare) al punto che la circolare ministeriale n. 20del 9febbr. 1914 - promulgata dal ministro e pedagogista L. Credaro e redatta in parte dal Pasquali -, che ridefiniva completamente i programmi ed i metodi degli istituti di educazione per l'infanzia, risentiva chiaramente dell'esperienza di Mompiano. È del resto di questi anni la significativa sostituzione della dizione fröbeliana giardino d'infanzia con scuola materna. All'indomani della guerra la Agazzi fu impegnata in un'intensa attività divulgativa della sua esperienza e tenne corsi e conferenze ad insegnanti e dirigenti scolastici. Il metodo dell'Agazzi per la scuola materna, classificato dalla riforma scolastica Gentile del 1923 tra le poche esperienze differenziali, era ormai il più diffuso tra i tipi di scuola per l'infanzia. Nel 1927 le sorelle Agazzi vennero collocate a riposo dall'amministrazione comunale di Brescia, provvedimento che non avrà efficacia sostanziale e che è da attribuire alla contraddittoria politica scolastica del regime. L'allontanamento dalla "loro" scuola di Mompiano costituì uno degli episodi più tristi della vita delle due, le quali continuarono tuttavia ad operare intensamente per l'informazione e l'aggiornamento pedagogico degli insegnanti, coadiuvate anche dalla rivista Scuola materna e da centri e gruppi di iniziativa pedagogica, in particolare bresciani. Nel 1932 la Agazzi pubblicò a Brescia la Guida per le educatrici dell'infanzia, opera largamente nota e più volte riedita, che raccoglieva spunti e proposte didattiche di un anno di scuola, già apparsa a puntate sulla rivista “Pro infanzia" nel 1929-1930. Nel 1942 pubblicò a Brescia le importanti “Note di critica didattica". In questi anni il metodo varcava i confini nazionali ed asili agazziani sorgevano in Svizzera, Belgio, Romania, Spagna, Germania e Sud America. Il ministro Fedele e il ministro Bottai concessero alle sorelle Agazzi rispettivamente la medaglia d'argento dei benemeriti dell'istruzione e la stella d'oro al merito della scuola (dicembre 1941). Dopo la morte di Carolina (1945), la Agazzi si ritirò a Volongo e ritornò maestra nella scuola materna del paese. Chiamata a far parte di importanti commissioni ministeriali nell'immediato dopoguerra, fu nominata dal presidente della Repubblica ispettrice onoraria della scuola materna. ​L' Agazzi morì a Volongo il 9 genn. 1951.

 


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Ultimo aggiornamento

02/11/2022, 11:19