Lodovico Montini

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Brescia, 8 maggio 1896 - Brescia, 12 febbraio 1990

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Politico, membro dell’assemblea costituente, parlamentare, membro di Organismi internazionali

Lodovico Montini è stato una figura di spicco del mondo cattolico bresciano, espressione della cultura cattolica liberale e dell’impegno politico dei cattolici. Figlio primogenito dell’avvocato Giorgio Montini e di Giuditta Alghisi, fratello di Giovanni Battista (futuro papa Paolo VI), Lodovico Montini si impegnò fin da giovanissimo in ambito culturale (Associazione studentesca «Manzoni») e assistenziale (dall’agosto 1915 fu uno degli infaticabili animatori della Croce Rossa di Brescia che assisteva i militari feriti al fronte). Chiamato egli stesso alle armi nel 1916, partecipò come ufficiale di artiglieria alla I Guerra Mondiale ottenendo la croce di guerra. Dopo la fine del conflitto fu tra gli animatori del giornale e del gruppo «La Fionda».
Laureatosi in Giurisprudenza a Roma nel 1921, su interessamento dell’on. Longinotti fu a Ginevra dove collaborò con il Bureau international de travail. Fu più volte in Belgio, Francia e in Olanda. Rientrato in Italia, divenne assistente nella Facoltà di scienze economico-sociali all’Università di Roma. Richiamato a Milano, in Cattolica, funse da segretario delle Settimane Sociali dei Cattolici Italiani rilanciate da padre Agostino Gemelli che gli chiese di studiare le modalità per salvaguardare le istituzioni cattoliche davanti all’arrembante avanzata del fascismo. A Brescia collaborò con testate come «Il Cittadino di Brescia» e «Voce del Popolo». Nel 1925 entrò nello studio legale dell’avvocato Luigi Bazoli, divenne presidente diocesano degli uomini di Azione cattolica. Il suo noto antifascismo fu un intralcio nel febbraio del 1937, presso le autorità, al momento del suo ingresso nel consiglio d’amministrazione della Banca San Paolo. Nel luglio del 1943 partecipò alla stesura del Codice di Camaldoli e, dopo la caduta del fascismo, alla ripresa dell’attività politica dei cattolici. Dopo il 25 luglio fu attivo, accanto ai badogliani, nella guida della città. La polizia fascista gli diede la caccia dopo l’instaurazione della Repubblica sociale italiana: Montini scampò all’arresto prima nascondendosi in Poliambulanza e poi riparando a Roma sotto la protezione del fratello, allora sostituto alla Segreteria di Stato. Compì viaggi clandestini nel Nord Italia, collaborò con De Gasperi alla fondazione della Democrazia Cristiana, fu tra i fondatori delle Acli.
Durante il periodo drammatico che seguì alla fine della guerra fu nominato da De Gasperi vice alto Commissario per l’alimentazione, alle dirette dipendenze della presidenza del Consiglio dei ministri, incaricato per i rapporti fra il governo italiano e l’Unrra (United Nations Relief and Reabilitation Administration), e in seguito presidente della delegazione italiana dell’Unrra. In tale veste, nell’agosto del 1945, rappresentò il nostro Paese a Londra, all’assemblea che deliberò gli aiuti all’Italia. L’anno seguente compì analoga missione a Ginevra. Sempre nel 1945 fu nominato presidente dell’Amministrazione per le attività assistenziali italiane ed internazionali (Aaii), incarico che mantenne fino allo scioglimento dell’ente avvenuto nel 1977. Nel 1946 venne anche nominato membro del Consiglio di amministrazione del Fondo delle Nazioni unite per l’infanzia (Unicef) diventando poi presidente del Comitato italiano e membro del Consiglio di amministrazione del Centre Internationale de l’Enfance (Cie) di Parigi. Si occupò a livello europeo delle organizzazioni per i rifugiati e profughi delle Nazioni Unite.
Accanto agli impegni negli organismi internazionali sviluppò un assiduo impegno politico in ambito nazionale e locale. Nel 1946 fu eletto consigliere comunale a Brescia e membro dell’Assemblea Costituente, in cui tenne interventi di rilievo. Successivamente, sempre per la Dc, fu eletto tre volte deputato e una volta (nel 1963) senatore. In parlamento, fra l’altro, fece parte della Commissione Esteri e della Giunta per i trattati internazionali e tenne relazioni e discorsi importanti in occasione della ratifica del cosiddetto Trattato di Roma.
Fu molto attivo nella vita della Dc, entrando nel 1949 nel Consiglio nazionale e successivamente nella Direzione. Fu anche vicepresidente della Confederazione italiana delle Cooperative, per lunghi anni vicepresidente della Società cattolica di Assicurazioni di Verona.
Partecipò alla nascita dei primi organismi comunitari: nel 1950-1951 lavorò al primo progetto di Unione Europea, diventando poi membro autorevole dell’Assemblea del Consiglio d’Europa di cui nel 1962 fu eletto vicepresidente. Nel 1970 venne chiamato a far parte del Comitato dei consiglieri del Consiglio d’Europa.
Gli impegni internazionali non allentarono i rapporti con la sua città d’origine: fu socio corrispondente dell’Ateneo di Scienze Lettere e Arti dal 28 giugno 1961, ricevette la medaglia d’oro del ministero della Pubblica istruzione e, nel 1984, il Premio Brescianità.

 

Ultimo aggiornamento

23/10/2017, 06:37