Lionello Levi Sandri

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Milano, 5 ottobre 1910 – Roma, 12 aprile 1991

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Giurista e uomo politico


Lionello Levi Sandri, milanese di nascita ma bresciano per lungo tratto della sua vita, specie negli anni della giovinezza e della prima maturità, ha ricoperto molteplici incarichi fra cui spiccano quello di commissario della Commissione delle Comunità europee e di presidente del Consiglio di Stato. Uomo dallo spiccato senso civile, unito a ricchezza culturale, preparazione giuridica e sensibilità sociale, durante la Resistenza ebbe ruoli di primissimo piano nelle formazioni combattenti delle Fiamme Verdi.
Figlio di un professore di latino e greco soggetto a spostamenti di sede secondo le abitudini dell’epoca, Lionello Levi Sandri frequentò le scuole elementari a Ferrara e a Massa, il ginnasio inferiore a Como, quello superiore e il liceo a Brescia, all’«Arnaldo». Studiò diritto a Milano e poi a Pisa, dove si laureò nel 1932 e vinse una borsa di studio di perfezionamento presso il Collegio annesso alla Scuola Normale Superiore. Nel 1934 iniziò il suo servizio nei ranghi dello Stato: entrò, per pubblico concorso, nell’Ispettorato corporativo di Milano e, successivamente, a Firenze, nelle fila di quello che dopo la guerra diventerà ministero del Lavoro. Nel 1937-38 venne trasferito dal ministero a Roma dove conseguì (1940) la libera docenza: proseguì l’insegnamento – salvo alcune interruzioni - presso la facoltà di Giurisprudenza e di Economia e commercio fino al 1972. Fra i suoi allievi anche Vittorio Bachelet, futuro vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura, vittima dei terroristi.
Nel 1939 e nel 1942 Levi Sandri diede alle stampe testi fondamentali relativi alla legislazione sociale.
Nel maggio 1940 fu richiamato alle armi come tenente d’artiglieria e inviato in Libia, dove ricevette un addestramento militare che gli fu prezioso durante la lotta di Liberazione. Rientrato in Italia per licenza nell’agosto del 1941, non riuscì più a raggiungere la formazione di provenienza e venne congedato.
Tornato alla vita civile, per due anni svolse incarichi nell’ambito degli Ispettorati del lavoro e del ministero delle Corporazioni. Entrato in clandestinità, divenne uno degli ufficiali di collegamento di punta delle Fiamme Verdi, formazioni partigiane che operavano in Vallecamonica nelle quali giunse al grado di comandante di Divisione. In questa veste svolse una delicata missione nell’autunno del ’44 a Milano, dopo di che riuscì a superare la linea del fronte e raggiunse Roma dove incontrò al Quirinale Umberto di Savoia e strinse rapporti con l’Oss (il servizio segreto militare americano). Fu questo a paracadutare Lionello Levi Sandri in Mortirolo il 13 febbraio 1945. Lì svolse un ruolo essenziale di raccordo fra partigiani e alleati fino alla Liberazione. Meritò la medaglia d’argento al valore per la battaglia del Mortirolo.
Dal 1946 al 1950 fu consigliere comunale a Brescia, eletto nelle fila del Partito Socialista.
Dal 1946 al 1957 Levi Sandri fu capo di gabinetto di diversi ministri del Lavoro (D’Aragona, Romita, Fanfani, Vigorelli) e dei Trasporti (D’Aragona, 1950-51), e svolse un’inchiesta sul disastro minerario di Ribolla in Toscana (1954). Nel frattempo, nel 1948, era entrato al Consiglio di Stato, di cui divenne presidente di sezione nel 1964 e presidente nel 1979-1980.
La carriera di giudice amministrativo venne interrotta però dal 1961 al 1970 dall’esperienza come Commissario, e dal 1967 come vicepresidente, della Commissione delle Comunità Europee. L’organismo era allora composto da 9 membri: 2 ciascuno per gli Stati membri maggiori (Francia, Italia e Germania), uno a testa per gli Stati componenti il Benelux. Levi Sandri ebbe la delega per il settore sociale e in questa veste incontrò ministri di tutti gli Stati membri per cercare di dar corpo al Trattato di Roma.
Concluse la sua carriera di giudice amministrativo, nel 1980, da presidente del Consiglio di Stato.
Nel 1981 l’allora presidente del Consiglio dei ministri Fanfani lo chiamò, insieme ai professori Sandulli e Crisafulli, a far parte della commissione dei saggi incaricata di accertare se la cosiddetta Loggia P2 dovesse considerarsi un’associazione segreta. I tre saggi diedero, in tempi rapidi, una risposta positiva che venne confermata poi dalla magistratura amministrativa e dalla Commissione parlamentare.
Subito dopo quella esperienza diede alle stampe il libro «Il giallo della regìa» in cui ricostruì il primo scandalo dell’Italia unita, quello esploso nel 1868-69 relativo alla concessione del monopolio dei tabacchi.
Levi Sandri dedicò gli ultimi anni del suo impegno pubblico alla custodia e diffusione dei valori resistenziali: fu presidente della Fondazione del Corpo Volontari della Libertà e in tale veste favorì, nel settembre del 1984, il primo incontro nazionale dei Comandanti partigiani, a cui intervenne l’allora presidente della Repubblica Sandro Pertini.
È stato socio corrispondente dell’Ateneo di Scienze Lettere e Arti dal 1963.
Lionello Levi Sandri si è spento a Roma, dopo una lunga malattia, il 12 aprile 1991.

 

Ultimo aggiornamento

28/10/2016, 08:37