Giuseppe Beretta

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Gardone Valtrompia 16 giugno 1906 – 10 giugno 1993

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Industriale armiero, cavaliere del lavoro, banchiere, promotore di iniziative culturali

Discendente della dinastia di industriali armieri più celebre e longeva del mondo, Giuseppe Beretta (per molti Pier Giuseppe, per gli amici «Pino») assunse la guida dell’azienda e la condusse a risultati di portata mondiale senza mai dismettere l’attenzione al mondo della cultura, la forte passione civile, una visione liberale dell’economia e una pratica temperata dei rapporti sociali. Primogenito di Pietro Beretta e di Zina Moretti, Giuseppe Beretta frequentò le scuole elementari nel paese d’origine. Fin da giovane dimostrò grande amore per la montagna e le escursioni in quota; frequentò il liceo a Milano presso il Collegio Longoni, sottostando a una dura disciplina. Dopo la maturità, pur sentendosi attratto da altre strade professionali (ad esempio lo studio della medicina) accettò il percorso formativo che lo portò alla guida dell’azienda di famiglia: frequentò la facoltà di Chimica industriale a Bologna dove si laureò nel novembre 1932. Ammiratore di D’Annunzio, che incontrò personalmente durante una visita al Vittoriale nel 1926, rimase colpito dal marchio delle tre frecce allineate disegnate da Guido Marussig per il Vate, che le corredò con il motto «Dare in brocca»: col tempo Giuseppe Beretta ne fece il marchio aziendale.
Durante la II Guerra mondiale il padre Pietro dovette guidare l’azienda in mezzo a mille difficoltà e mille pericoli, dall’occupazione militare tedesca agli aiuti dati ai partigiani. Nel 1946, all’inizio di una pesante riconversione dalla produzione bellica a quella di armi da caccia, fu Giuseppe Beretta a guidare una missione commerciale particolarmente importante a Buenos Aires. Dopo la morte del padre avvenuta nel 1957 assunse la presidenza della fabbrica d’armi «Pietro Beretta». Impresse una forte modernizzazione produttiva e una vasta internazionalizzazione, tanto che in undici anni il prodotto destinato all’export passò dal 20 al 70%. Consapevole del prestigio della sua casata e delle responsabilità conseguenti, interprete di una leadership indiscussa esercitata però con naturalezza, accettò ruoli pubblici (economici e associativi) sempre più impegnativi: dal 1949 al 1993 consigliere d’amministrazione del «Giornale di Brescia»; dal 1950 membro del Consiglio d’amministrazione del Cab di cui fu vicepresidente dal dicembre 1971 al 22 dicembre 1989. Giuseppe Beretta fu anche presidente dell’Associazione industriale Bresciana dal 1954 al 1963 e fino al 1969 membro della Giunta nazionale di Confindustria e del Comitato permanente per i problemi organizzativi; dal 21 settembre 1965 al 18 maggio 1972 fu membro della giunta della Camera di Commercio di Brescia.
Contemporaneamente ricoprì incarichi più legati allo sviluppo del territorio, come nel caso della presidenza dell’Ente provinciale per il Turismo e della presidenza della Comunità del Sebino. Fu anche presidente del Tiro a segno nazionale di Brescia, promotore e presidente dell’Ente iniziative bresciane (Eib) e consigliere della Società idrovia Ticino-Mincio. Formò il gruppo di diciotto amici che diede vita a un’originale forma associativa denominata «Club della trota»: il nome evocava volutamente una specie ittica abituata ad andare contro corrente e a muoversi in acque limpide. Da questo consesso di imprenditori e professionisti presero le mosse (e le risorse) iniziative come la creazione del Centro Tennis e il completamento e l’apertura del Teatro del Vittoriale.
Ebbe anche ruoli di rappresentanza di dimensione internazionale: dal 1950 fu membro presso la Nato, per conto del ministero dell’Industria, del Gruppo Esperti acciai per armi, del Gruppo esperti materiali e tecniche di fabbricazione armi e munizioni, del Gruppo esperti munizionamento ed armi portatili. Diede all’azienda di famiglia una dimensione compiutamente internazionale nel 1978 acquistando una fabbrica e aprendo il primo polo produttivo negli Stati Uniti, nel Maryland. Tempo sette anni e, nel gennaio 1985, la Beretta vinse un contratto di fornitura di pistole per le forze armate americane che ebbe eco mondiale.
Ai suoi interessi culturali, alla sua capacità di coniugare umanesimo e modernità, alla sua profonda passione per il teatro, rimandano invece i ruoli di Giuseppe Beretta come amministratore del Teatro Grande (dal 1939), membro della Deputazione del Teatro Grande (dal 1941 al 1993), socio dell’Ateneo di Scienze Lettere e Arti (dal 28 giugno 1961). Nel 1981 istituì la Fondazione Beretta per la ricerca sul cancro.
Grand’Ufficiale della Repubblica dal 2 giugno 1965, Giuseppe Beretta divenne Cavaliere del lavoro il 2 giugno 1969 e ricevette il premio Brescianità il 15 febbraio 1987.
 

Ultimo aggiornamento

28/10/2016, 08:05