Mons. Giacinto Tredici

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Milano 23 maggio 1880 - Brescia 19 agosto 1964

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Vescovo

Milanese, appartenente a una famiglia della media borghesia industriale, a dieci anni entra nel seminario distinguendosi ben presto come uno degli alunni più diligenti e capaci. Le vicende che accompagnano l’affermarsi del movimento cattolico in ambito sociale nell’ultimo scorcio del XIX secolo lo vedono schierato tra i seguaci dell’intransigente Davide Albertario. Viene ordinato sacerdote il 23 novembre 1902 dal card. Carlo Andrea Ferrari e comincia il suo impegno di docente prima presso il collegio Rotondi di Gorla Minore, al liceo seminaristico di Monza e al seminario vescovile di Milano, poi.  Parallelamente partecipa all’intensa vita culturale milanese del tempo. In questi anni collabora con riviste culturali regionali e nazionali.
Nel 1924 viene nominato prevosto della parrocchia milanese di S. Maria del Suffragio. Sei anni più tardi il card. Schuster lo sceglie come vicario generale.
Nel concistoro del 22 dicembre 1933 papa Pio XI lo preconizza vescovo di Brescia; riceve l’ordinazione episcopale il 6 gennaio 1934 e fa il suo ingresso in diocesi il 3 febbraio successivo. Il 18 luglio dello stesso anno indice la prima visita pastorale, specificandone gli obiettivi: promuovere quel rinnovamento spirituale che rende più fiorente la vita religiosa e protegge i fedeli dai pericoli che minacciano la loro fede. Mons, Tredici avvia ufficialmente la visita pastorale il 15 agosto, solennità dell’Assunta e la chiude il 25 febbraio 1940 a Castenedolo. Pensa anche all’indizione di un sinodo diocesano, ma il precipitare degli eventi che qualche mese più tardi porteranno il Paese nel secondo conflitto mondiale, impongono il differimento dell’assise. Tre anni più tardi, ne indice una seconda che prende il via il 6 maggio 1943 ma dopo avere incontrato 42 parrocchie, con la caduta del fascismo e gli avvenimenti dell’8 settembre è costretto ad interromperla. Negli anni del fascismo, e ancora di più nel tragico triennio 1943-1945 l’azione di mons. Tredici muove da principi molto semplici: un cattolico ha il dovere di servire sempre la verità e la carità e nulla può dispensarlo da questi obblighi. 
In questo periodo non manca occasione, come testimoniano le pubblicazioni sul Bollettino ufficiale della diocesi, per condannare l’odio, il razzismo, la sopraffazione, la violenza, la vendetta e la rappresaglia e per affermare, al contrario, la libertà dello spirito, i diritti della persona, la difesa dei perseguitati, obblighi a cui il cattolico non può mancare, anche a costo di farsi “chiudere la bocca”. Le difficoltà diventano ancora più evidenti nella stagione della Repubblica di Salò, anche in questo mons. Tredici ribadisce la sua posizione. 
Dopo la Liberazione, nel luglio 1945, riprende la visita pastorale interrotta con l’intenzione di incontrare i sacerdoti e i fedeli per conoscerne problemi e difficoltà della ricostruzione. Questo secondo cammino si conclude nel 1952. Il primo giugno dello stesso anno indice il Sinodo diocesano, che apre solennemente in cattedrale il 14 ottobre per chiudersi il giorno successivo. Tra i temi in discussione la vita individuale del sacerdote, le sue virtù, il suo apostolato. 
Il 14 luglio del 1954 mons. Giacinto Tredici indice la terza visita pastorale alla diocesi, le fatiche del lungo episcopato e l’età avanzata non consentono, però, al Vescovo di portare a termine questo nuovo impegno, che si interrompe con l’incontro di 90 comunità parrocchiali. 
Sotto il suo episcopato prende corpo il progetto del nuovo Seminario diocesano, con la posa della prima pietra il 10 ottobre 1954.
Partecipa alle prime sessioni del Concilio Vaticano II e corona il suo episcopato con l’elezione al soglio pontificio di Paolo VI. Nell’ottobre 1963 presiede il grande pellegrinaggio diocesano a Roma per rendere omaggio al nuovo pontefice. Nel mese di novembre partecipa alla seconda sessione conciliare.
Il 19 agosto 1964 muore in episcopio. È sepolto in cattedrale, ai piedi dell’altare del S.S. Sacramento.

Ultimo aggiornamento

28/10/2019, 13:37